Il pensiero che forse rimarrà sempre nel mio Mac.

E’ difficile saper scrivere emozioni, sono entità astratte, le emozioni si provano ma un bravo comunicatore, oppure come dice Baricco, un bravo storyteller, dovrebbe saperlo fare con un po di retorica e narratologia. Ah ti svelo un segreto, lo storytelling è sempre esistito, non è proprietà del capello bianco. Lo storytelling. E sti cazzi.


E’ difficile anche descrivere in pochi mesi il tempo che ci siamo persi di vista, momenti di normalità, momenti di debolezze e momenti di ingiustificata mancanza, come se qualche cosa sotto di me non ci fosse più e mi facesse rimanere in bilico su di un precipizio tra quel senso di instabilità davanti a me e la sicurezza dietro alle mie spalle. Il passato ed il futuro.

Ci ho messo diverso tempo per passare in bicicletta davanti a casa tua, per vedere se abitavi ancora li, per vedere un segno tangibile della tua presenza, del tuo benessere. 

Non erano le gambe che non riuscivano a portarmi davanti a casa tua ma la razionalità, la mia testa, il mio pensare. Avevo una tremenda paura di incontrarti, o peggio di incontrarti con un altra persona con cui condividi baci, attenzioni, carezze che prima erano destinati a me.

Ce l’ho fatta una sola volta, ed il giorno dopo mi hai mandato un messaggio, non so se per un beffardo scherzo del destino o per semplice coincidenza, ma il senso, quello lo attribuiamo noi, e come nelle migliori favole, mi piace pensare che sia cosi. Serendipity.

Oggi è il 17 di Dicembre 2020, e non so quando riuscirò a recapitare questa lettera davanti alla tua porta, e non so se mai riuscirò a farlo, oppure semplicemente rimarranno una manciata di bite dentro il mio computer.

Mi sarebbe piaciuto parlare con te di teatro, perché lo sto studiando, ma non ci riesco, non ne ho il coraggio, perché per fare certi passi ci vuole coraggio ed io il coraggio di vederti ancora non ce l’ho forse momentaneo o forse per sempre.

Non so e non saprò mai se riuscirò ad esserti amico, perché semplicemente non è nel mio carattere, non l’amicizia, certo quella esiste, ma un’amicizia con te, proprio no.

Perché due opposti devono essere o tutto o niente, come il bene e il male, come l'acqua e il fuoco, ossimori prepotenti, concatenazione di eventi che si annullano a vicenda, ecco noi ci siamo annullati, ma dovevamo semplicemente completarci. 

Sono ferito, ferito dalle tue parole, dalle cose che mi hai detto, da quel non ti ho presentato ai miei amici perché non credevo in noi dal tuo se non c’era un lockdown eravamo molto probabilmente ancora insieme.

Un virus che ci ha allontanato ma che nella mia voglia di rivederti dopo il lockdown ha solo ritrovato prima un forte bacio  ed un grande abbraccio avvolgente e rasserenante, poi l’amore quello fisico ed astratto nello stesso istante e poi un altro muro da sormontare, nel giro di poche settimane.

Quando ho visto il tuo messaggio, ho riguardato due volte il telefono, neanche un ciao, un come stai, solo un freddo link, non sapevo se risponderti, ma nel mio corpo si è gelato il cuore. In quel preciso momento sono uscito dall’ufficio senza un perché e sono rientrato, ho preso in mano il telefono, l’ho riguardato, ho riletto il messaggio e sono uscito ancora dall’ufficio pensando che alcuni passi che mi separavano dal bagno potessero risvegliarmi da quel strano stato emotivo. Da una parte ero contento di sentirti, dall’altra non sapevo cosa dirti.

Mi sento un idiota a scriverti queste righe, senza un perché, senza una valida intenzione, come fosse un pensiero che ti arriva diritto nella tua testa e non sai da che parte arriva. Uno di quei pensieri che ti arrivano come il mal di pancia.

Ci sono, sto bene fisicamente, ma questo è solo un pensiero, non il mal di pancia.

Commenti

  1. Amico mio,
    decidi tu, ma devi essere deciso.
    Secondo me: qualora volessi lasciarle questa lettera, non perderesti comunque nulla.
    Qualora lei dovesse rispondere negativamente, potrai avere la certezza di archiviare tutto.
    In caso contrari sappi che la felicità potrebbe essere alternata ad altri momenti di tristezza (uso il condizionale: magari questa volta va tutto bene, e te lo auguro davvero di cuore).

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  2. "Ci ho messo diverso tempo per passare in bicicletta davanti a casa tua, per vedere se abitavi ancora li, per vedere un segno tangibile della tua presenza, del tuo benessere. "

    In questa frase c'è tutta la dinamica dell'elaborazione del distacco.
    Che non è ancora compiuta, ma sei comunque andato avanti.

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  3. Ho vissuto "con te" quel momento. Potrei solo dirti che poteva essere un messaggio per tastare il terreno ma se non ha avuto nessun seguito dopo il tuo grazie, direi che non era quello ma un semplice asettico link. Del resto molte delle cose tra di voi erano "no sense", io ti abbraccio e spero tu possa passare oltre!

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  4. È una lettera molto bella e molto sentita, che ti fa onore.
    Il problema è: ma la persona cui è destinata, la capirebbe? La apprezzerebbe? Forse la persona cui tu ti rivolgi è la persona idealizzata, e non quella reale.
    Chiedo scusa di questo intervento e sottolineo che non voglio assolutamente offenderti o toglierti la poesia.
    La mia esperienza è che, quando ho scritto lettere simili e le ho addirittura spedite, mi sono ritrovata a rendermi conto dell'amara verità: era tutta una mia idealizzazione.
    Ti consiglio di non pensare troppo alle cose belle. Pensa a quelle meno belle, che sono state tali da separarvi. Solo così sarai pronto per una nuova relazione importante.
    In bocca al lupo!

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